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A David Chipperfield il Pritzker Architecture Prize 2023: nuove architetture per un futuro più equo e sostenibile
31 Marzo 2023

Per il rigore, l’integrità e la pertinenza di un lavoro che, al di là della disciplina architettonica, parla del suo impegno sociale e ambientale, il Pritzker Architecture Prize 2023 è stato conferito all’architetto ed urbanista David Alan Chipperfield, celebrando così l’inestimabile carriera internazionale di una delle più riconosciute firme dell’architettura contemporanea.

Questo premio mi incoraggia a continuare a rivolgere la mia attenzione non solo alla sostanza dell’architettura e al suo significato, ma anche al contributo che possiamo dare come architetti per affrontare le sfide esistenziali del cambiamento climatico e della disuguaglianza sociale. Sappiamo che, come architetti, possiamo avere un ruolo più importante e impegnato per creare non solo un mondo più bello, ma anche più equo e sostenibile. Dobbiamo raccogliere questa sfida, e contribuire a ispirare la prossima generazione ad assumersi questa responsabilità con lungimiranza e coraggio”. Queste le parole dello stesso Chipperfield, così come diffuse da comunicato a seguito dell’assegnazione del Premio.

Il Pritzker Architecture Prize è considerato uno dei principali premi per l’architettura a livello mondiale e viene riconosciuto ogni anno per onorare uno o più architetti viventi la cui opera dimostra una combinazione di quelle qualità di talento, visione e impegno che hanno prodotto contributi costanti e significativi per l’umanità e l’ambiente costruito attraverso l’arte dell’architettura. Istituito nel 1979 dalla famiglia Pritzker di Chicago e sponsorizzato dalla Hyatt Foundation questo prestigioso riconoscimento è stato conferito, nel corso degli anni, alle più illustre personalità dell’architettura contemporanea; ritroviamo tra questi nomi quali: Renzo Piano, Aldo Rossi, Jean Nouvel, Tadao Ando, Rem Koolhaas, ma anche Norman Foster, Oscar Niemeyer e Zaha Hadid, prima donna ad aggiudicarsi il premio.

Sottile ma potente, sobrio ma elegante, Chipperfield è un architetto prolifico e radicale, connotato da una ricercata moderazione intrisa da profonda riverenza verso la storia e le identità culturali.
Nei suoi interventi progettuali rigenera, restaura e realizza luoghi dell’abitare capaci di favorire il corretto bilanciamento tra ambienti costruiti e naturali e di trasformare le relazioni sociale donando nuovo vigore al vivere urbano, innovando, al contempo, soluzioni tecnologiche utili ad affrontare le primarie urgenze climatiche ed ambientali contemporanee.

David Alan Chipperfield nasce a Londra nel 1953, cresce in una fattoria di campagna nel Devon e si laurea, sempre a Londra, nel 1980.
Dà inizio alla sua carriera lavorando al fianco di nomi quali: Douglas Stephen, Norman Foster e Richard Rogers, incontri fondamentali per la sua formazione concettuale e programmatica, prima di fondare, nel 1985 a Londra, lo studio David Chipperfield Architects, successivamente ampliato con sedia a Berlino, Shanghai, Milano e Santiago de Compostela.

I suoi esordi professionali si svolgono all’interno dei confini britannici, dove fin da subito consolida una preminente attenzione, mantenuta con costanza sino ad oggi, per gli edifici museali e i luoghi deputati alle attività socio-culturali. È il River and Rowing Museum il primo edificio a cui si dedica con successo e che gli aprirà la strada internazionale che lo porterà a riprogettare, tra gli altri, anche il Neues Museum di Berlino e la Neue Nationalgalerie, sempre a Berlino, capolavoro architettonico firmato da Mies van der Rohe.

Nel corso di quattro decenni, ha visto realizzare oltre un centinaio di opere, diversificate per tipologia e geografia, spaziando da edifici civili, commerciali, culturali, accademici e residenziali, sino ad arrivare ad interi masterplan urbani in Asia, Europa e Nord America.
Ha lavorato più volte anche in ambito italiano, non da ultimo come curatore della 13a Biennale Architettura nel 2012, ove ha sviluppato il tema: Common Ground – “terreno comune” – riportando alla luce il significato più vero dell’architettura, il suo porsi come elemento di aggregazione e di confronto, il suo essere contestualmente fattore scientifico, tecnologico, etnologico, economico, sociale, culturale.

Afferma: “L’architettura è qualcosa che può intensificare, sostenere e aiutare i nostri rituali e le nostre vite. Le esperienze di vita verso le quali gravito e che mi piacciono di più sono quelle in cui le cose normali sono state rese speciali, in opposizione a quelle in cui tutto è incentrato sul concetto di spettacolare”.

Sempre caratterizzati da eleganza, sobrietà e senso di permanenza, oltre che da composizioni chiare e dettagli raffinati, i suoi edifici esprimono ogni volta chiarezza, sorpresa, sofisticata contestualità e lirica presenza. In un’epoca di complessità e di eccessi progettuali, riesce sempre a raggiungere l’equilibrio: tra un moderno linguaggio architettonico minimalista e la libertà di espressione, tra affermazioni astratte e un’eleganza rigorosa mai priva di complessità.
Nella sua opera progettuale forte è sempre la connessione con il genius loci – lo spirito del luogo – che porta alla realizzazione di ambienti architettonici fortemente connotati da quelle che sono le specificità storiche, sociali, culturali ed ambientali del contesto di riferimento. Il suo lavoro è sempre il complesso frutto di una pluralità culturale e di pensiero messa a sistema secondo una dinamica dialogica, capace di tenere insieme stimoli apparentemente distanti tra loro.

Questo impegno per un’architettura di presenza civica, sobria ma trasformativa per la definizione dello spazio pubblico, passa soprattutto attraverso la dimensione della sostenibilità, che rimane uno dei più rilevanti pilastri del suo dettato progettuale. David Chipperfield ritiene che il ruolo dell’architetto sia proprio quello di definire nuovi scenari capaci di migliorare la vita delle persone, con rispetto e preservando un pianeta, il nostro, in cui l’umanità ha reso la nostra stessa casa un luogo di fragilità.

Come anticipato, fin dall’inizio della sua carriera, i musei sono stati oggetto di particolare interesse, sfidando l’idea di un museo come luogo di cultura d’élite. Più volte ha interpretato le esigenze di questa tipologia architettonica cercando di definire luoghi interconnessi con la città, abbattendo barriere e stimolando una partecipazione attiva da parte di tutti i cittadini; veri e propri connettori, luoghi di aggregazione e di osservazione, facendo in modo che l’edificio si definisca come terreno comune. I suoi progetti museali hanno generato sempre nuovi spazi civici e nuovi flussi all’interno delle città, integrandosi in modo innovativo con il tessuto urbano e sociale esistente.

Alcune delle più note realizzazioni di Chipperfield, proprio in ambito museale, le ritroviamo in Italia, dove è intervenuto a Milano con la progettazione del MUDEC – Museo delle Culture: un intervento di recupero di alcuni monumenti di archeologia industriale nell’area dell’ex fabbrica Ansaldo, in zona Tortona. Progettato da David Chipperfield e inaugurato nel marzo 2015, l’edificio si sviluppa internamente attraverso diversi spazi che offrono al visitatore e alla città una molteplicità di proposte culturali e di servizi. L’estetica del museo riprende la natura industriale del luogo riportandola a una dimensione contemporanea attraverso una serie di volumetrie, dall’andamento fluido, che si aprono attorno a una piazza coperta centrale concepita come spazio d’incontro e dialogo con le comunità internazionali presenti a Milano. Anche in questo caso, forte è la valenza sociale su cui si fonda il fare progettuale, per un’architettura che trova un suo senso nel farsi luogo al servizio della comunità riconoscendo centralità alle primarie necessità della persona, nel suo essere individuo e collettività.
Più recentemente è intervenuto anche a Venezia, dove ha partecipato al progetto di restauro delle Procuratie Vecchie, un intervento particolarmente ampio e articolato che comprende lo storico edificio, ma anche Piazza San Marco e i Giardini Reali al fine di creare una continuità tra la laguna, i giardini e la piazza, permettendo la definizione di nuovi flussi all’interno della città. Gli interventi hanno guardato a tecniche costruttive antiche, locali e tradizionali e all’utilizzo dell’artigianato proprio della laguna, con l’intento di garantire integrità tra le persistenze storiche e le nuove realizzazioni, consolidando la relazione dialogica con il genius loci del luogo, tratto caratteristico dei progetti di Chipperfield.

Negli ultimi anni, l’architetto ha ampliato il suo spettro di azione e si è declinato sempre più in attività di progettazione urbanistica e ambientale ad ampia scala territoriale, volta a promuovere un rinnovamento di aree urbane e paesaggi tutelandone la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile sul lungo periodo, garantendo alle generazioni future condizioni di abitabilità resilienti, salubri e sicure nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

                      

Foto 1: Procuratie Vecchie in Venezia, photo courtesy of Richard Davies
Foto 2: Amorepacific Headquarters, photo courtesy of Noshe
Foto 3: Saint Louis Art Museum, photo courtesy of Simon Menges
Foto 4: River and Rowing Museum, photo courtesy of Richard Bryant / Arcaid
Foto 5: The Hepworth Wakefield, photo courtesy of Iwan Baan
Foto 6: BBC Scotland Headquarters, photo courtesy of Ute Zscharnt for David Chipperfield Architects
Foto 7: The Neues Museum, photo courtesy of SMB / Ute Zscharnt for David Chipperfield Architects
Foto 8: Amorepacific Headquarters, photo courtesy of Noshe
Foto 9: Amorepacific Headquarters, photo courtesy of Noshe
Foto 10: James-Simon-Galerie, photo courtesy of Ute Zscharnt for David Chipperfield Architects