
Giovedì 22 maggio, in un convegno a Vicenza organizzato da GBC Italia, si è fatto il punto sulla trasformazione del settore edile verso la sostenibilità.
Protagonisti dell’evento Fabrizio Capaccioli, presidente del GBC Italia, con la sua visione sociale della sostenibilità; il professor Marco Imperadori del Politecnico di Milano, che ha introdotto il concetto di “Active House” e posto l’accento sulle periferie come laboratori del futuro; Marta Maria Sesana dell’Università di Brescia che ha parlato di circolarità e tecnologie off-site. Elena Gonzi di Planex ha concluso, facendo vedere esempi virtuosi e concreti che hanno tradotto già i pensieri in realtà. L’evento, condotto da Andrea Fornasiero di Manens e sostenuto da Alpewa, Bioisotherm, Daku e Domodry, si è concluso con uno speed date di networking.
di Maria Chiara Voci
«Pensiamo a un oggetto come tanti fra quelli che ci circondano. Focalizziamo la nostra attenzione su un telefonino o un’auto. In entrambi i casi, i progressi della tecnologia sono stati tanti e rapidi e i modelli si sono innovati ed evoluti. Così non accade per le case. Oggi gli edifici presentano in massima parte una tecnologia che è ancora simile a una Fiat 128 del 1975, sia in termini di carrozzeria che di impianto». La provocazione è del professor Marco Imperadori, ordinario del Dipartimento ABC del Politecnico di Milano e membro del laboratorio VELUXlab, centro di ricerca avanzato, realizzato nel 2006 e primo Nearly Zero Energy Building – energia quasi zero – inserito in un campus universitario.
La metafora utilizzata dall’esperto non è casuale: mentre smartphone e automobili hanno subito rivoluzioni tecnologiche radicali, l’edilizia è rimasta ancorata a logiche del secolo scorso. «Ma il salto evolutivo è alla portata del mercato, dei progettisti e delle aziende – spiega Imperadori – e la nostra ricerca che da anni è un laboratorio continuo di soluzioni, che integrano sistemi di isolamento in facciata di ultima generazione con un mix di soluzioni dalla ventilazione naturale al verde, lo dimostrano. Il cuore della rivoluzione sta nel concetto di “Active House”, che va ben oltre la casa “passiva” e il concetto di efficienza energetica di base. L’obiettivo che abbiamo davanti infatti nel comparto edile non è quello di migliorare le sole performance energetiche, ma di creare un’integrazione olistica tra ambiente, qualità dell’abitare e uso responsabile delle risorse. L’edificio del futuro non si limita a consumare meno: diventa al contrario generatore attivo di risorse, capace di interagire dinamicamente con tutto il contesto che lo circonda».
Le periferie al centro del cambiamento
Ma dove si giocherà questa partita del futuro? La risposta di Imperadori sorprende: nelle periferie. «Le periferie saranno il futuro dell’umanità» ha dichiarato senza mezzi termini. «Ma è lì che si concentra la maggior parte dei consumi e per questo dobbiamo intervenire su questi territori, migliorando l’efficienza energetica e il comfort abitativo». È una visione che ribalta i tradizionali schemi urbanistici, puntando sui quartieri periferici come laboratori di innovazione sostenibile, dove sperimentare le soluzioni più avanzate per affrontare le sfide legate alla salubrità degli ambienti. Una prospettiva condivisa anche dal Presidente di GBC Italia Fabrizio Capaccioli, che punta a «città in grado di far vivere le persone in ambienti costruiti sì performanti dal punto di vista energetico, ma che non trascurino l’aspetto sociale». L’obiettivo è ambizioso: «Far tornare le periferie a essere progettate e vissute con il fattore sociale come centrale».
L’impegno concreto delle aziende
L’evento, condotto e organizzato da Andrea Fornasiero, Presidente CT GBC Italia e rappresentante di Manens-Tifs, è stato sostenuto da quattro aziende che lavorano in altrettanti settori di frontiera, come Alpewa, Bioisotherm, Daku e Domodry, e si inserisce nel ciclo continuo e annuale di attività che GBC Italia svolge portando il dibattito anche nelle piazze dei capoluoghi e dei territori italiani. Durante il pomeriggio di lavori, le quattro aziende sostenitrici hanno trattato i rispettivi temi delle soluzioni ecocompatibili per il trattamento delle acque reflue, dell’importanza dei materiali isolanti naturali per l’efficienza energetica, della gestione delle acque e del verde in città e della protezione contro l’umidità nelle abitazioni. L’appuntamento si è concluso con il consueto Green Speed Date, momento di networking che ha permesso ai partecipanti di approfondire contatti e collaborazioni nel segno della sostenibilità.
Nell’incontro è emerso chiaramente come la sostenibilità non sia più un’opzione. «Solo con un approccio concreto e sistematico possiamo affrontare le sfide ambientali e migliorare la qualità della vita nelle nostre città» ha sottolineato ancora Capaccioli, evidenziando come questo impegno debba riflettersi in ogni fase del processo, dalla progettazione alla realizzazione. Ancora, il presidente ha posto l’accento sulla centralità dell’elemento umano: «Non possiamo dimenticare la vita delle persone – spiega -. Questo è il pensiero che deve muoverci nelle scelte che mettiamo in campo, anche a livello normativo e contenutistico». Una visione che ribalta l’approccio puramente tecnicistico per abbracciare una sostenibilità a misura d’uomo.
La rivoluzione off-site
Tra le tecnologie più promettenti per dar vita a progetti che rispondono a criteri di circolarità, velocità di esecuzione e sostenibilità ESG, spiccano le costruzioni off-site, che stanno emergendo come game changer del settore. Marta Maria Sesana in rappresentanza della Fondazione Promozione Acciaio e come docente dell’Università degli Studi di Brescia ha illustrato come questi sistemi, basati su paradigmi di prestazione, articolazione strutturale e progettabilità avanzata, rappresentino il futuro dell’edilizia. Particolarmente interessante il concetto di “design for disassembly“, che consente una gestione sostenibile del fine vita degli edifici. Un esempio concreto? L’ampliamento dell’ospedale di Santa Chiara a Pisa, dove per rispondere all’emergenza pandemica è stato realizzato un nuovo volume di ampliamento di circa 300 mq fuori terra monopiano all’interno del sito del pronto soccorso già in uso, con tecnologia Light Steel Frame. Qualsiasi altra soluzione tradizionale non avrebbe saputo rispondere al medesimo obiettivo che si è raggiunto grazie all’impiego di un sistema costruttivo a secco in acciaio che ha previsto il pre-assemblaggio di strutture portanti off-site per minimizzare le lavorazioni in loco. Elena Gonzi, Sustainability Specialist presso GreeningLab, divisione di Planex, ha concluso facendo vedere in un ampio excursus come le soluzioni di cui si è parlato durante l’evento siano già implementate in progetti concreti. Fra gli altri, la Torre Diamante di Milano, certificata Leed Gold, dimostra come sia possibile combinare sostenibilità e qualità abitativa. Mentre la riqualificazione di un capannone Amazon sulla Transpolesana Rovigo-Verona rappresenta un modello di edificio sostenibile nel settore della logistica, dove il protocollo Leed ha permesso l’integrazione di componenti innovativi.
Guarda le interviste:
Marco Imperadori, ordinario del Dipartimento ABC del Politecnico di Milano e membro del laboratorio VELUXlab
Marta Maria Sesana in rappresentanza della Fondazione Promozione Acciaio e come docente dell’Università degli Studi di Brescia
Elena Gonzi, Sustainability Specialist presso GreeningLab, divisione di Planex
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