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Materiali bio-based: una transizione strategica verso l’edilizia sostenibile
15 Maggio 2025

I materiali naturali, soluzione disponibile nell’immediato per accompagnare la transizione sostenibile dei materiali tradizionali

di Carlotta Rocci

 

Legno, paglia, canapa: i materiali naturali possono tagliare fino all’8% delle emissioni del settore edilizio. Se è vero che questi materiali rappresentano una risposta immediata alla sfida della decarbonizzazione in edilizia, potrebbero non essere la strategia definitiva. Il settore delle costruzioni – messo di fronte alla necessità di un cambiamento che è inderogabile – necessita però di un approccio complesso, olistico e circolare, e i materiali naturali sono un tassello fondamentale del processo ma non l’unico.

«Il nostro obiettivo non deve essere quello di privilegiare l’uso dei materiali bio-based di per sé, ma quello di ridurre le emissioni e il consumo di materie prime destinate ad esaurirsi», spiega Marco Caffi, direttore di Green Building Council Italia che ha portato avanti il dibattito sul tema dei materiali a REbuild, a inizio maggio.

L’ambiente costruito pesa per circa 1 gigatonnellate di CO₂ sul totale delle emissioni causate dalle attività del nostro sistema produttivo. La scelta dei materiali è cruciale per invertire questa tendenza.

«Se da un lato è necessario incentivare oggi l’uso dei materiali naturali, ancora poco utilizzati, – dice Caffi – sarebbe un errore vincolare il settore all’uso esclusivo di questi materiali sul lungo periodo, perché questo finirebbe per affossare la ricerca sullo sviluppo sostenibile di altri materiali come il calcestruzzo, che sono al centro di nuovi studi innovativi ma in una fase ancora embrionale. Senza contare che l’uso esclusivo di materiali naturali finirebbe per comportare comunque un problema di disponibilità delle risorse e un impatto significativo sui territori anche in termini di concorrenza con altre funzioni quale l’alimentare

«I bio-based materials sono visti oggi come la soluzione più rapida per la riduzione delle emissioni – conferma Caffi –, ma questa opportunità dovrebbe essere vista come sinergica in termini di supportare la decarbonizzazione del settore sin da ora consentendo anche ad altri comparti di sviluppare processi produttivi di materiali adeguati ai nuovi criteri di sostenibilità. Il settore delle costruzioni necessita di diverse tipologie di materiali e solo mediante la migliore integrazione fra questi si può raggiungere il risultato di ottimo». L’approccio deve essere quindi bilanciato, favorendo la transizione senza imporre vincoli che potrebbero compromettere lo sviluppo di altre soluzioni innovative.

E a volte l’innovazione può arrivare dallo studio del passato con la riscoperta di tecniche e materiali tradizionali. Un esempio emblematico è rappresentato dai recenti studi del MIT di Boston sul cemento romano, utilizzato oltre 2000 anni fa per costruzioni ancora perfettamente intatte. I ricercatori hanno risolto l’enigma della sua eccezionale durabilità, scoprendo che la chiave risiede nella miscelazione della calce viva con l’acqua e la cenere vulcanica, capace di creare un materiale che si “auto-ripara” delle microfratture.

Se non spetta a un solo materiale definire il futuro del costruire, c’è un approccio che invece deve entrare a far parte del DNA della filiera ed è la circolarità dei processi, come sottolinea lo stesso Caffi nel suo ultimo libro “Neomateriali nell’economia circolare“. «La circolarità non è solo una questione di materiali impiegati, ma deve essere soprattutto una caratteristica del prodotto finito, che sarà circolare se viene innanzitutto progettato per essere circolare», ha precisato Caffi.

Il dibattito si inserisce nel contesto del progetto internazionale “Built by Nature”, finanziato dalla Fondazione Laudes in diversi Paesi europei, che vede GBC Italia impegnata in prima linea. I dati presentati da Caffi sono significativi: l’utilizzo di strategie di circolarità può portare a una riduzione fino al 25% delle emissioni nel ciclo edilizio.

La strada da percorrere è quella di una regolamentazione che guardi alle prestazioni ambientali complessive piuttosto che imporre specifici materiali, lasciando al mercato e ai professionisti il compito di trovare le soluzioni più efficaci.

In attesa che i materiali tradizionali raggiungano livelli adeguati di sostenibilità, anche attraverso la riscoperta e l’innovazione di tecniche tradizionali, i materiali bio-based si configurano come una soluzione ponte strategica nella transizione verso un’edilizia realmente sostenibile e circolare.