Strumenti come i green bond e i fondi verdi possono favorire progetti a basso impatto ambientale, ma resta fondamentale trovare un equilibrio tra sostenibilità, rendimento economico e investimenti a lungo termine.
Di Pamela Pastore
Accelerare la transizione ecologica e digitale in Italia è una priorità strategica, ma trovare un equilibrio tra sostenibilità e competitività economica resta una sfida complessa. Il tema è stato al centro del recente dibattito svoltosi a Roma il 24 ottobre, durante il quale esperti e rappresentanti istituzionali si sono confrontati su temi cruciali per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
La finanza verde, con strumenti come i fondi verdi e i green bond, rappresenta un’opportunità per promuovere progetti edilizi a basso impatto ambientale. Tuttavia, Andrea Barabotti, della V Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha messo in luce le difficoltà nel trovare un equilibrio tra investimenti pubblici e privati. “Gli strumenti di finanza verde sono una scommessa persa se rimangono prerogativa esclusiva del settore pubblico“, ha dichiarato, sottolineando come la transizione ecologica sia spesso percepita come poco attraente per i capitali privati. Per questo, secondo Barabotti, è necessario un approccio politico lungimirante, capace di anticipare i cambiamenti futuri senza applicare soluzioni rigide pensate per l’Europa di oggi a quella del 2035. “Abbiamo gli strumenti per prevedere le tendenze, ma spesso interveniamo in modo troppo pesante, concentrandoci eccessivamente, ad esempio, sui motori elettrici a scapito di altre tecnologie sostenibili“.
Dal canto suo, Silvia Paparella, General Manager del RemTech Expo, ha ribadito il ruolo chiave del settore privato nella trasformazione sostenibile del Paese. “Il settore privato è il motore dell’Italia, ma i cambiamenti climatici stanno colpendo duramente il nostro tessuto produttivo“, ha affermato, sottolineando la doppia sfida di adattare i processi produttivi e mitigare i rischi associati a eventi climatici estremi. Paparella ha inoltre evidenziato la vulnerabilità del territorio italiano: “Il 90% dei comuni è esposto a rischi naturali e il 13% del patrimonio edilizio è vulnerabile“. Per questo, ritiene fondamentale agire tempestivamente per garantire la sicurezza del territorio e promuovere una transizione che sia sostenibile ma anche resiliente.
Oscar di Montigny, Presidente della Grateful Foundation, ha proposto una visione ancora più radicale. Secondo Montigny, la finanza dovrebbe essere intrinsecamente etica e sostenibile, non una risposta occasionale a problemi emergenti. L’essere umano, sostiene, deve tornare al centro dell’economia attraverso un nuovo modello che definisce “sferico”, superando la logica lineare in favore di una circolarità che riduca, rigeneri e riqualifichi le risorse. Critica il concetto stesso di economia circolare quando è considerato sufficiente per risolvere i problemi: “l’economia circolare ci insegna a ridurre, rigenerare e riqualificare, ma finisce per essere una rincorsa costante alla soluzione dei problemi, senza affrontarne le cause alla radice”. Per Montigny, quindi, la sostenibilità richiede un “nuovo stato di coscienza” e una leadership etica che sappia guidare la comunità verso obiettivi di lungo periodo. Questo approccio, conclude, non si limita a risolvere i sintomi, ma aspira a una trasformazione profonda del modo di pensare e di agire.
In quest’ottica di lungo termine, Massimiliano Pulice, Head of Rigenerazione Urbana e Infrastrutture di Cassa Depositi e Prestiti, ha sottolineato l’importanza di un cambio di prospettiva nella rigenerazione urbana. “Abbiamo costruito molto, ma spesso senza una pianificazione adeguata“, ha affermato, suggerendo di considerare la rigenerazione urbana come un progetto infrastrutturale e non solo immobiliare. Secondo Pulice, la finanza verde deve essere “paziente” e superare l’idea di un ritorno economico a breve termine. Ha poi evidenziato come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stia insegnando all’Italia a gestire spese consistenti in modo strutturato, richiedendo competenze solide per pianificare e mitigare i rischi nei grandi progetti di rigenerazione urbana.
Il tema è stato ulteriormente approfondito da Wolfgang D’Innocenzo, Direttore Affari UE e internazionali in materia di energia e georisorse presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. D’Innocenzo ha illustrato come la finanza verde possa sostenere la transizione energetica, specialmente nell’ambito dell’efficientamento energetico. “Esistono strumenti regolamentati dall’Unione Europea per determinare le caratteristiche verdi dei prodotti finanziari“, ha spiegato, evidenziando che il regolamento europeo sulla finanza sostenibile fornisce criteri chiari per classificare le attività economiche sostenibili. Tuttavia, ha avvertito che “il prodotto verde potrebbe rendere di meno rispetto a un prodotto finanziario tradizionale“, sebbene possa dimostrarsi vantaggioso nel lungo termine. Questa sfida, ha concluso, sarà centrale nei prossimi anni: trovare un equilibrio tra sostenibilità e rendimento economico.
A chiudere la sessione è stata la moderatrice Tonia Cartolano, giornalista e caporedattrice di Sky TG24, che ha richiamato l’importanza di una visione globale capace di guardare oltre le sfide quotidiane. “Abbiamo parlato di massimi sistemi oggi, ma il quotidiano va gestito. È importante avere una guida etica e solida, che sappia incarnare una visione a lungo termine, ma la comunità ha anche bisogno di risposte concrete ora,” ha concluso.
L’evento ha lasciato un messaggio chiaro: la finanza verde rappresenta una strada cruciale per il futuro, ma percorrerla richiederà consapevolezza, pazienza e una visione d’insieme. Sarà essenziale trovare un equilibrio tra investimenti sostenibili, risultati a lungo termine e necessità immediate, costruendo un percorso di sviluppo che sia resiliente, etico e orientato al bene comune.