Un accordo tra ENER2CROWD GBC Italia apre le porte agli investimenti digitali per l’edilizia sostenibile.
Chi ha sempre visto soltanto i costi della transizione energetica si è sbagliato di grosso. Oggi, infatti, la sostenibilità ambientale è diventata addirittura un’opportunità finanziaria. Ne abbiamo parlato con Giorgio Mottironi, co-founder di ENER2CROWD, una piattaforma per investimenti digitali e sostenibili, nata con lo scopo di agevolare e finanziare progetti rivolti all’efficienza energetica, alle fonti rinnovabili e alla sostenibilità, attraverso forme di finanziamento diffuso. Ad oggi la piattaforma ha finanziato oltre 130 progetti. Il Green Building Council Italia ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con la piattaforma consentendo ai suoi quasi 400 soci l’accesso a questo metodo di crowdinvesting con vantaggiose condizioni esclusive.
Come funziona la piattaforma ENER2CROWD?
“Non siamo l’unica piattaforma di crowdinvesting ma abbiamo voluto creare qualcosa di diverso, uno strumento specifico di raccolta del debito per le aziende che possono usare quelle risorse per iniziative il cui scopo sia un significativo miglioramento delle performance secondo criteri ESG, e dunque, dal punto di vista della sostenibilità ambientale e sociale. Siamo diventati la piattaforma numero uno in campo ESG per i finanziamenti digitali alle imprese il cui scopo è generare un impatto positivo per le attività produttive ma anche per il pianeta”
Perché qualcuno dovrebbe essere interessato a investire il proprio denaro per sostenere questo tipo di progetti nelle imprese?
“C’è un doppio beneficio. Da un lato chi investe incassa il rendimento che viene pagato dall’impresa che si indebita. I titoli di debito che le aziende usano per finanziare i loro progetti, infatti, vengono ripagati in tempistiche stabilite e con determinati rendimenti. Dunque la prospettiva di crescita della ricchezza è molto allettante con rendimenti più alti e rischi più bassi rispetto ad altre operazioni finanziarie nel mondo digitale. La seconda ragione è che chi investe contribuisce al raggiungimento di obiettivi molto significativi dal punto di vista ambientale creando un beneficio che è collettivo”
Qual è il volume di affari con questo tipo di crowdinvesting?
“Oggi ci sono circa 155 milioni di euro all’anno erogati come debito tramite portali di crowdinvesting: sono in buona parte ( 125 milioni circa) destinati a operazioni di tipo immobiliare, che non riguardano,quindi, il comparto produttivo e industriale. Dei circa 25 milioni che rimangono, circa il 50% è erogato da noi che è comunque una frazione delle esigenze di debito del tessuto industriale italiano ed è una porzione ancora più piccola se commisurata alle esigenze del nostro Paese. Il margine di crescita è enorme.
Le do qualche numero: l’Italia dovrebbe investire 10-20 miliardi a favore della transizione ecologica solo nel campo delle rinnovabili. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030 servono 450 miliardi di euro. Sui conti degli italiani ci sono 1600 miliardi di euro parcheggiati che non sono produttivi. S’immagini le potenzialità se quella ricchezza immobilizzata trovasse in questi progetti uno sfondo valoriale comune”
Chi sono i vostri investitori oggi?
“Sono i privati cittadini. Li chiamiamo GreenVestor, persone tra i 18 e i 65 anni- lo zoccolo duro ha in media tra i 45 e i 60 anni-, sono persone che hanno capacità finanziaria perché hanno una buona capacità di risparmi e una disponibilità all’utilizzo di strumenti digitali. Ad oggi abbiamo oltre 13mila Greenvestor registrati”
Perché un accordo con GBC Italia?
“Abbiamo molto in comune con il Green Building Council, condividiamo i valori e il loro impegno per un’edilizia sostenibile. Mancava, però, un canale di finanziamenti specializzato per sostenere le iniziative dei loro soci ed è quello che noi offriamo. I soci beneficieranno di vantaggiose condizioni esclusive per un plafond di oltre 30 milioni di euro. La convenzione offre condizioni di favore sui costi di raccolta del debito, e in più, l’attività di GBC tesa agli obiettivi ESG ci porta a individuare maggiori benefici nelle operazioni riducendo il tasso di rendimento che deve essere offerto. In altre parole, essere sostenibili riduce i costi finanziari delle imprese.”
Dunque la sostenibilità non è un costo ma un valore “monetizzabile”, giusto?
“Spesso la sostenibilità, anche nei grandi report di analisi internazionale, viene vista come un costo, così come la riduzione di emissioni di Co2. Se si decide di decarbonizzare un’impresa o un’attività, invece, quel costo diventa un valore. Rimuovere una tonnellata di Co2 è un’attività redditizia perché significa agire su inefficienze di costo e guadagnare quello che è un vantaggio competitivo sul mercato perché raggiungere gli obiettivi di sostenibilità permette di posizionarsi diversamente sul mercato attirando nuovi consumatori”.