Qual è l’impatto delle costruzioni certificate rispetto agli obiettivi della roadmap della decarbonizzazione e della transazione ambientale? Mappare questi edifici, aggiornando possibilmente le prestazioni negli anni, è un’operazione ormai non più rimandabile, utile a dare evidenze dei benefici delle best practice offerte dai protocolli di certificazione energetico-ambientale. Dopo la pubblicazione dell’“Impact Report” del 2023, GBC Italia darà vita ad un Osservatorio permanente degli edifici certificati. Ne abbiamo parlato con il Professor Giuliano Dall’Ò, Presidente del Comitato Scientifico di GBC Italia.
di Andrea Dell’Orto
Erano gli anni 2016-2018 quando un gruppo di lavoro di Green Building Council Italia, coordinato dal Professor Dall’Ò, ordinario di Fisica tecnica Ambientale al Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, allora Presidente di GBC, redigeva la prima mappa degli edifici certificati di Milano, seguita poi a distanza di un anno da quella di Roma, maturando la convinzione che un conto è la percezione e un’altra sono i dati.
Che la realtà milanese riguardo gli edifici certificati con i più riconosciuti rating system internazionali come, ad esempio, LEED® e BREEAM® (allora circa 200 edifici certificati o in fase di certificazione) fosse molto interessante, non solo in un panorama italiano ma anche europeo, era in fondo risaputo. La sorpresa di scoprire che nella Capitale vi fossero ben 60 edifici certificati dimostrò, infatti, l’importanza di mappare questi edifici, sia per comunicare a livello quantitativo la diffusione delle certificazioni di sostenibilità su base volontaria, sia per agire sul piano culturale nel contribuire ad attivare un cambiamento di paradigma nell’intera filiera immobiliare.
“Fu da quella prima esperienza che nacque il progetto di pubblicazione dei due libri ‘Leadership in greenbuilding’ “-, ricorda Giuliano Dall’Ò, “che nel secondo volume includeva non solo gli edifici certificati LEED® o GBC®, ma anche BREEAM® e WELL®. La nostra volontà era dare evidenza di come questi edifici progettati secondo approcci innovativi di sostenibilità contribuissero agli obiettivi della decarbonizzazione e più in generale alla riduzione dell’impatto ambientale. Recuperare le informazioni di tutti quegli edifici fu un lavoro molto impegnativo, per via del fatto che servivano indicatori specifici di sintesi da estrapolare dalle informazioni molto più corpose prodotte in fase di certificazione. Fu complicato, ma ce la facemmo, dando via a due volumi importanti anche a livello metodologico oltre che di contenuto”
Successivamente, con la pubblicazione del documento “Impact Report” pubblicato nel 2023 in collaborazione con USGBC, ARC Skoru e World GBC e realizzato con il contributo scientifico dell’European House – Ambrosetti, GBC Italia volle raccontare l’impatto ambientale positivo generato dagli edifici certificati in Italia negli ultimi 15 anni, calcolato in relazione alle performance teoriche degli edifici nel biennio precedente. “Fino ad ora tutte le mappature eseguite sono state sostanzialmente di natura qualitativa e la quantificazione era lasciata alle stime di impatto derivante dalle prestazioni degli edifici calcolate in fase progettuale. Ora – precisa lo stesso Dall’Ò – è necessario fare un passo ulteriore: nel giro di qualche anno, vorremmo infatti essere in grado di mappare anche gli impatti reali di energia e risorse degli edifici durante il loro uso. Anche per questo motivo, con il 2025 nasce l’Osservatorio permanente degli impatti degli edifici certificati”.
Dalle parole di Giuliano Dall’Ò si percepisce l’immane lavoro che c’è da fare. Per questo serve una pianificazione che preveda step successivi. Il primo riguarda l’aggiornamento dei dati del rapporto 2023 al biennio 2023-2025, creando una piattaforma online per alimentare in modo semplice e costante il database di GBC Italia.
“Questa operazione non sarà solo un’estensione dei dati su base temporale, ma vuole anche aggiungere nuovi parametri alla mappatura, quali, ad esempio, i dati che permettano l’identificazione della tecnologia costruttiva impiegata e il collegamento agli operatori economici della filiera coinvolti nella realizzazione dell’edificio. Contemporaneamente proporremo un’analisi dei progetti dal punto di vista delle aree di intervento (uso di materiali, consumo di energia, economia circolare) così da valutare l’efficacia delle varie scelte progettuali”.
Ma in Italia, come negli altri paesi, non ci sono solo edifici certificati GBC®, e per restituire una panoramica completa ed esaustiva, sarà necessario definire un sistema di acquisizione delle informazioni capace di raccogliere dati omogenei provenienti da protocolli differenti. A quel punto il DB sarà aperto, sempre su base volontaria, anche agli edifici BREEAM®, WELL® e LEED®.
L’ultimo step sarà poi quello di acquisire con una periodicità annuale le informazioni sui dati reali di performance degli edifici, ad esempio riguardo i consumi energetici o i consumi idrici. Per non duplicare cose già fatte, e per valorizzare le sinergie con altri progetti già avviati negli ultimi anni, si sta ragionando su una possibile collaborazione con il Database ARC Skoru. Si tratta di un lavoro complicato anche perché richiede l’autorizzazione da parte dei proprietari o dei gestori a condividere questi dati ma ne varrà senz’altro la pena perché le informazioni raccolte, e condivise, saranno preziose per contribuire in modo concreto al monitoraggio della transizione energetica e ambientale in atto.
“Raccogliere questi dati reali permetterebbe di ottenere due obiettivi importantissimi per la diffusione dei protocolli stessi “, sostiene ancora Dall’Ò, “Per prima cosa renderebbe confrontabili le prestazioni reali con quelle attese di progetto, fornendo elementi utili ad aggiornare e migliorare i requisiti degli schemi certificativi. In secondo luogo, permetterebbe di valutare le prestazioni dei principali parametri di efficienza, al trascorrere del tempo. Conoscere come mutano le performance degli edifici nel lungo periodo è un tema di stringente attualità, per garantire il contributo alla decarbonizzazione nel lungo periodo.”
Certo, già arrivare a mappare le prestazioni reali degli edifici certificati sarebbe un grande passo avanti utile al cambiamento culturale e di paradigma per tutto il mondo delle costruzioni.
Cos’altro si potrebbe auspicare?
L’adozione del framework Level(s) basato sull’analisi LCA degli edifici permetterebbe di quantificare anche l’impatto ambientale (embodied carbon) dei materiali da costruzione, consentendo di aggiungere un altro importante parametro alla mappatura di sostenibilità degli edifici. A quel punto si potrà completare la carta di identità degli immobili contemplando non solo i consumi, ma anche la carbon footprint, il consumo di acqua e tutti gli altri parametri ambientali, lungo tutto il ciclo di vita dell’immobile. Fantascienza? No, solo lo scenario di un futuro prossimo, dettato dalla tassonomia europea e dai requisiti della finanza sostenibile.
Il futuro è già qui!