Editoriale di Marco Mari
Il governo ha fornito messaggi importanti con il quadro di incentivi (110%). Il segnale era necessario, plaudiamo allo sforzo, ma la community di GBC Italia è consapevole che questo primo passo necessario non sia più sufficiente.
Considerato che il tessuto produttivo afferente al settore Edilizia conta oltre il 12,5% delle imprese rispetto al totale dei settori industriali e dei servizi e che occupa oltre 1,4 milioni di addetti, il primo segnale da dare di fronte alla crisi economica generata dallo stop imposto dalla perdurante pandemia doveva essere immediato. Così è stato fatto. Il governo ha preso le misure di cui già disponeva e le ha finanziate con una prima tranches di risorse, implementando ciò che conosciamo come “superbonus”, un’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, per specifici interventi.
Ma tale azione importante dovrà necessariamente evolvere, la richiesta europea in merito è chiara. Negli ultimi periodi sono stati siglati vari accordi politici importanti, sia sul nuovo bilancio 2021/2027, sia su fondi “Next Generation EU”, in particolare sulla linea recovery and resilient facility. Questi accordi prevedono un calendario per avere nuove risorse proprie, quindi non nuove tasse, e queste ultime saranno concentrate sull’agenda green che toccherà prima di tutto la rigenerazione urbana, compresa la attenzione per gli edifici con valenza storico testimoniale e per le aree interne, asset fondamentali per un Paese come l’Italia.
La richiesta che arriva dall’Europa parte dall’emergenza ma va oltre, impone a tutti i paesi membri un piano strategico e integrato, non azioni parziali o parzialmente collegate, prefigurando un rilancio e crescita che “internalizza” (mainstreaming) l’obiettivo della sostenibilità e della decarbonizzazione in tutte le politiche di settore. In tale approccio la priorità viene data al settore dell’edilizia e dell’immobiliare che assieme rappresentano il più grande potenziale nel raggiungimento degli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico. Tale aspetto viene sancito e se possibile ancora sottolineato con la recente “Renovation Wave EU” approvata nello scorso ottobre. Nell’ambito della Renovation Wave i processi di rigenerazione urbana sono obiettivo prioritario e dispongono in assoluto del numero maggiore di risorse. Per raggiungere questo obiettivo serve però considerare gli edifici come sistemi e non come somma di pezzi – dunque non con approcci che ne permettano interventi parziali, magari solo sul fronte energetico – viene privilegiata la “deep renovation” anche a scala urbana, che nel riconoscere la centralità del progetto punta in modo integrato e contemporaneo all’efficientamento energetico-ambientale, all’aumento dei processi di economia circolare, alla messa in sicurezza degli asset anche dal punto di vista della qualità ambientale interna e nel contempo al contenimento del consumo di suolo per una sua migliore valorizzazione.
In questo quadro la finanza gioca un ruolo centrale, dunque non è un caso che il Parlamento Europeo abbia varato lo scorso marzo il regolamento sulla tassonomia (Taxonomy Report), un atto legislativo fondamentale e collegato al Green Deal europeo che definisce come operare gli investimenti del settore privato (con strumenti quali ad es. mutui verdi e green/social bond) in progetti verdi e sostenibili, gli unici capaci di contenere il relativo rischio di credito e influire sugli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico. All’interno del documento è presente un ampio capitolo dedicato a “edilizia e immobiliare”, la cui trattazione rimanda in modo esplicito a quanto contenuto nei protocolli energetico-ambientali. Nel merito, la Banca Centrale Europea ha annunciato già nel 2019 che, dal 2021, accetterà green bond (collegati agli obiettivi di performance previsti da regole U.E. e/o U.N. SDGs) come garanzia per le operazioni di politica monetaria legate ai piani di quantitative easing e di credito dell’Eurosistema.
Dunque è chiaro, mai come ora avremo una ingente quantità di risorse vincolate allo sviluppo sostenibile e che in tal senso dovranno essere rendicontate.
Per non perdere questa grande opportunità è richiesto al nostro Paese un cambiamento di mentalità, piano integrato che dovrà fare leva su tre grandi priorità:
- la qualità progettuale, importante sarà per questa puntare molto sulle risorse umane, formare gli attori della filiera adeguatamente al fine di metterli nelle condizioni si presentare progettualità integrate, sia sulla rigenerazione a livello di edificio ma anche e sopratutto su più ampia scala di quartiere e di città, grandi e piccole;
- la strategia, per tale aspetto è necessario un piano nazionale che sia capace di adeguarsi alla visione e che sia pienamente consapevole della richiesta europea, dunque, che passi dall’attuale approccio reattivo e emergenziale ad un strategico di medio-lungo periodo coerente e integrato, ovvero in grado di riavviare non solo un programma di sviluppo, ma un reale programma di sviluppo sostenibile;
- la rendicontazione, servirà essere in grado di rendicontare per ogni Euro speso gli effetti economici, ambientali e sociali, dapprima previsti a progetto e poi prodotti dagli interventi finanziati.
La terza priorità è quella che meno ci preoccupa. Gli oltre 16 milioni di metri quadrati di edilizia sostenibile operata nel nostro Parse con protocolli energetico-ambientali in poco tempo, la progressiva applicazione dei CAM Edilizia, la capacità di integrazione con il reporting framework LEVEL(s), testimoniano che la nostra azione può essere realmente efficace a patto che gli strumenti di valutazione quantitativa e prestazionale dell’edilizia sostenibile, che ben conosciamo, siano utilizzarli in modo integrato e sistematico. Sulle altre priorità forse servirà lavorare un po’ di più.
In conclusione, seppure il periodo di crisi non sia ancora alle porte, il quadro d’insieme inizia a essere leggibile e chiaro, si impone un cambiamento di mentalità, da un approccio reattivo ed emergenziale, ad un approccio proattivo, inclusivo e sistemico, per fare un esempio potremmo dire “dal superbonus alla finanza green”, e non è un caso che questo sia proprio il titolo dell’evento che aprirà la nostra prossima assemblea nazionale del 18 dicembre.
La Community di GBC Italia più di ogni altra è consapevole del cambiamento necessario ed è pronta ad operare a supporto di tutte le parti interessate per plasmare un ambiente costruito più resiliente, sostenibile e sano per tutti. Ce lo chiede l’Europa, lo dobbiamo alle future generazioni.