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Paolo Cresci | Ambassador #BuildingLife
9 Giugno 2025

Le interviste di GBC Italia agli ambassador del progetto #BuildingLife

Interventi Up Scale e industrializzazione edilizia per innescare il volano della decarbonizzazione_Paolo Cresci, Sustainable Development Leader ARUP

 

In Italia si presta ancora poca attenzione alle emissioni di gas climalteranti nell’arco del ciclo di vita degli edifici; quali sono le ragioni?
L’attenzione è alta, ma spesso non si agisce per rispondere alla scala delle necessità contingenti. Associazioni, pubbliche amministrazioni, università ed enti di ricerca, dedicano impegno e risorse al tema ma spesso non si riescono a costruire filiere virtuose che agiscano indipendentemente dall’adempimento normativo. Il settore delle costruzioni è molto conservativo ed estremamente attento ai ritorni economici; un maggiore coraggio da parte del legislatore sarebbe premiato e avrebbe un positivo riscontro in un mercato oramai maturo su questi temi. Penso che sia arrivato il momento di darci dei target ambiziosi.

 

ARUP ha sviluppato una strategia verso il 2050? Includendo una traiettoria di decarbonizzazione degli edifici e considerando le emissioni nell’intero ciclo di vita?
Abbiamo dichiarato e ci stiamo impegnando per diventare una science-based Net Zero organisation entro il 2040. Per questo abbiamo sviluppato un sistema di misurazione del nostro impatto carbonico a livello globale e su tutti gli aspetti che ci riguardano; dagli spostamenti delle persone alle performance degli edifici che abitiamo. Testiamo negli edifici più importanti sistemi digitali di ottimizzazione delle performance degli immobili. Ad Hong Kong il sistema Neuron, implementato con AI, monitora i sistemi tecnologici dell’edificio e risponde in real time.

 

Come ARUP contribuisce ad accelerare il processo di decarbonizzazione dell’ambiente costruito in Italia? 
Stiamo lavorando sempre di più “a monte” del processo realizzativo, sulle policy. Per influenzare il legislatore o chi può intervenire strategicamente sui progetti ampliando il nostro ruolo di advisor e convincendo i clienti a farci partecipare nei momenti strategici delle operazioni di sviluppo e rigenerazione. In UK e nei Nordics riusciamo ad essere presenti e incisivi nelle scelte anche delle pubbliche amministrazioni; dobbiamo fare la stessa cosa nel nostro Paese. Infine, anche a livello di progetto, cerchiamo di fare capire il valore nel tempo di certe scelte, fare comprendere il valore generato per ogni euro di investimento. Non ultimo, e vera sfida per il futuro, dovremo essere in grado di predire sempre meglio il comportamento nel tempo degli immobili per gestirli nel modo più efficiente possibile. Questo purtroppo ancora oggi rappresenta uno dei problemi maggiori, la cosiddetta performance gap, che si verifica anche quando si installano sistemi BMS di ultima generazione. Fenomeno imputabile alla frammentazione di competenze che si incontrano in momenti diversi della realizzazione dell’opera e chi la gestisce spesso arriva alla fine senza chiare indicazioni e un sistema di governance efficace.

 

Ritieni utile penalizzare gli edifici ad elevate emissioni? Quali misure pensi efficaci?
In questo scenario socio-economico non penso che sia un approccio corretto. Preferisco delle politiche incentivanti che attivino dinamiche competitive nel mercato, dove migliorare le performance sia il principale obiettivo. Un esempio è il Décret Tertiaire francese che prevede un aumento del carico fiscale per chi non rispetta i parametri di riduzione energetica fissati dal legislatore. Anche i rating degli investimenti, quale il GRESB (Global Real Estate Sustainability Benchmark), penalizzano già i fondi immobiliari meno sostenibili. In sintesi, il sistema deve facilitare tutti a partecipare alla gara verso la decarbonizzazione e rendere poco conveniente non essere competitivo.

 

Ritieni fattibile attuare un approccio circolare al settore dell’edilizia in Italia? Quali sono le principali barriere all’implementazione?
Assolutamente sì. I CAM hanno dato un grande supporto in questo senso. Per superare le barriere bisogna supportare l’innovazione, definire dei vantaggi e il valore che la circolarità porta in un mercato nel quale l’industrializzazione deve essere più diffusa. Sul tema del recupero e riciclo dei materiali abbiamo invece delle filiere che funzionano bene e siamo tra i Paesi più efficienti in Europa. Infine, non dobbiamo dimenticare l’approccio nel ciclo di vita (WLCA), abbiamo necessità di attivare dinamiche di mercato virtuose e non rimanere bloccati da politiche eccessivamente attendiste.

 

Rispetto al ruolo nella filiera, quali sono le trasformazioni o le innovazioni chiave che la tua categoria di stakeholder dovrebbe intraprendere per ottenere edifici a bassa emissione di CO₂ e circolari? 
La circolarità la incentiviamo se non creiamo barriere tra i settori e anche tra le diverse industrie, di materiali e sistemi. Dobbiamo mettere a sistema le best practice e supportare un approccio “Up Scale”. Tra i casi più interessanti cito Energiesprong, che lavora sull’ industrializzazione anche degli interventi sul costruito (retrofit), e tra le operazioni su grande scala ricordo il laboratorio di sperimentazione in corso per l’efficientamento del patrimonio residenziale ERP gestito da MM Spa. Alla scala del singolo progetto già agiamo in modo coerente alle disposizioni normative, ma solo se porremo l’attenzione alla scala urbana integrando la filiera industriale potremo pensare di fare la differenza.