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I Chapter GBC, avamposto sui territori. Il caso del Piemonte.
3 Dicembre 2024

Un Chapter dinamico e innovativo che promuove la conoscenza delle certificazioni di sostenibilità e fa rete con le aziende.

Testo di Carlotta Rocci

“Tengono i rapporti con il territorio e portano avanti la mission di GBC in modo capillare. Sono i Chapter regionali del Green Building Council Italia, ne esistono 18, quasi uno per ogni regione “e dove non si sono costituiti ancora in modo formale, esistono comunque come forma di aggregazione”,  spiega Davide Baroncini, Coordinatore dei Chapter GBC Italia, “Potremmo definirli l’avamposto commerciale nelle regioni, un elemento di garanzia per le aziende socie, capace di intercettare problematiche tecniche o esigenze particolari che arrivano direttamente dai territori. Questo è importante perché spesso i nostri interlocutori hanno sedi locali e tra questi ci sono le istituzioni, il mondo della formazione e dell’università.”

Tra i Chapter più dinamici c’è sicuramente quello piemontese, Massimiliano Fadin lo coordina dal 2011 conquistando il titolo di segretario più longevo d’Italia. “Come sezione piemontese oggi raggruppiamo 30 imprese che rappresentano la filiera con imprese di costruzioni, studi di progettazione e aziende fornitrici di beni e servizi oltre al politecnico di Torino”, spiega Fadin.

 

Qual è il lavoro del chapter sul territorio?

“Portiamo avanti i temi della sostenibilità attraverso un’attività di advocacy con la pubblica amministrazione, per esempio a Torino stiamo prendendo parte ai tavoli per la riscrittura del nuovo piano regolatore della Città. Attraverso convegni cerchiamo di fare approfondimenti verticali: lo abbiamo fatto nel giugno scorso con l’Agenzia del Demanio, un ente che ha deciso di applicare i protocolli di sostenibilità, con cui abbiamo organizzato il convegno Green Republic che ha raccolto oltre 200 addetti ai lavori. E ancora svolgiamo attività di formazione per i professionisti del settore, teniamo lezioni all’università, nelle scuole e negli istituti superiori. Usiamo anche strategie di networking innovative: a novembre, in occasione di Restructura, abbiamo radunato sulla terrazza dell’Oval 450 stakeholder della filiera delle costruzioni, dalle banche agli sviluppatori, ai progettisti, le università e le imprese di costruzioni”

Con quali risultati?

“Un dato significativo è che oggi in Piemonte abbiamo 58 edifici certificati e 134 in iter di certificazione. Nel 2023 abbiamo avuto 30 edifici, tra certificati e in iter di raggiungere l’obiettivo, nel 2024 siamo passati a 65. Sono numeri significativi che segnano un cambio di passo importante. Inoltre ritengo importante il fatto che il 15% degli edifici abbia la certificazione platinum. L’altro aspetto importante è che inizia a esserci una diversificazione nella destinazione d’uso di questi edifici: all’inizio erano soprattutto grossi uffici, Headquarters di grandi gruppi come Intesa Sanpaolo, Banca Reale o Lavazza, oggi invece chiedono le certificazioni anche i collegi universitari, le fondazioni, i poli logistici e anche i negozi di grossi brand. Significa che sta diventando un’esigenza variegata e diffusa. A Torino ci sono due grossi interventi che stanno partendo e che saranno soggetti a certificazione: sono l’Ex Manifattura Tabacchi e la Cavallerizza, due progetti interessanti perché riguardano interventi di rigenerazione urbana e applicheranno il protocollo HIstoric Building per la parte storica”

Il Piemonte, quindi, è un territorio che risponde bene alle vostre sollecitazioni?

“Decisamente, inoltre è un percorso in divenire. L’adozione dei criteri di sostenibilità infatti ha portato benefici significativi a chi utilizza spazi che sono stati certificati, tanto che alcuni committenti hanno deciso di intraprendere l’iter di una seconda certificazione denominata Well, che sposta il focus dalla performance di sostenibilità dell’edificio al benessere di chi lo utilizza e questa è l’evoluzione che nei prossimi anni porterà a un percorso di crescita, ma è anche la prova tangibile del fatto che la certificazione non è il punto di arrivo ma di partenza verso nuovi obiettivi.

Uno dei compiti del chapter è raccogliere le istanze e le esigenze che arrivano dal territorio, quali sono quelle del Piemonte?

“C’è una grande richiesta di professionalità e tecnici – si chiamano LEED AP – e questo apre uno sbocco di mercato importante per le generazioni future. Stiamo cercando di collaborare con le università e gli istituti di formazione per aumentare la massa critica di persone che possono intraprendere questo tipo di attività professionale. Torino è già stata in passato una fucina di tecnici e può tornare a esserlo. L’altro processo che è stato portato alla nostra attenzione è che sempre più fornitori di beni e servizi, con i progetti legati al Pnrr e ai Cam, stanno aumentando le certificazioni legate ai criteri di sostenibilità dei singoli prodotti”

Quali sono gli obiettivi per il futuro del Chapter Piemonte?

“Proseguiamo nel nostro lavoro di networking. Il 18 marzo 2025 abbiamo in programma uno speed date, un incontro per favorire la conoscenza tra i principali player della filiera dell’edilizia sostenibile. Allo Showroom Leica inaugureremo la prima mostra fotografica italiana sulle certificazioni: saranno esposti tutti i progetti degli edifici di Torino certificati LEED. L’obiettivo è aumentare la conoscenza sul territorio, tra la cittadinanza, di come la città si stia popolando di edifici certificati”.

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