Le certificazioni di sostenibilità diventano punteggi fondamentali nei bandi pubblici. Tre casi studio presentati a GREEN [RE]PUBLIC, il dibattito organizzato a Torino dal Chapter Piemonte con la collaborazione di GBC Italia. Torino, che pensa a ridisegnare il piano regolatore, si propone come modello della città italiana per l’applicazione dei protocolli di sostenibilità.
Testo di Carlotta Rocci
I piani regolatori delle grandi città sono spesso vecchi, poco attuali, varati quando “sostenibile” non era ancora un aggettivo centrale nel vocabolario dell’edilizia, i beni pubblici restano decenni senza una nuova destinazione d’uso. La spinta a un rinnovamento, questa volta, invece, arriva proprio dalla pubblica amministrazione.
Da tempo l’Agenzia del Demanio ha inserito, e via via intensificato, già in fase di bando di gara, l’applicazione di protocolli e il raggiungimento dei crediti necessari alle certificazioni di sostenibilità con un approccio nuovo, capace di pensare spazi pubblici accessibili con una migliore qualità della vita per i cittadini.
«Abbiamo il compito di valorizzare il patrimonio pubblico raccogliendo le esigenze delle pubbliche amministrazioni e dando risposte ai cittadini», precisa Sebastiano Caizza, direttore Agenzia del Demanio Piemonte e Valle d’Aosta, ospite a “GREEN [RE]PUBLIC”, il dibattito organizzato da Gbc Italia sulla rigenerazione sostenibile degli edifici pubblici. Oggi il Demanio possiede 43mila immobili per un valore di 62,5 miliardi di euro.
«Vogliamo creare un modello replicabile, Torino potrebbe essere il modello della città Italiana, molto più di Milano o Roma», spiega Fabrizio Capaccioli, Presidente di GBC Italia. La città si prepara a riscrivere un piano regolatore vecchio di 40 anni e nel frattempo, prova a dettare la rotta delle prossime costruzioni con una delibera per i permessi in deroga a costruire che mette le certificazioni ambientali tra gli indicatori indispensabili per ottenere il via libera. «Ci auguriamo che i protocolli di sostenibilità diventino parte del regolamento urbanistico della città», aggiunge Paolo Mazzoleni, Assessore all’Urbanistica di Torino.
Appartengono al Demanio i tre casi studio presentati all’incontro torinese del Chapter Piemonte di Green Building Council Italia: tre ex caserme sottoposte a differenti processi di rigenerazione che possono vantare la certificazione dei marchi Leed e GBC Historic Building. «È la dimostrazione che anche un’istituzione pubblica può attivare percorsi virtuosi e io spero che veramente sia viatico anche per altri enti che possono intraprendere questa strada», commenta Massimiliano Fadin, Segretario del Chapter Piemonte di GBC Italia, che ha fortemente voluto questo momento di confronto e organizzato l’incontro torinese.
«Abbiamo una metodologia che ci permette di mettere a sistema la sostenibilità in ogni fase del processo, fin dalla valutazione dell’investimento», commenta Claudia Scaramella, Direzione servizi al patrimonio Agenzia del Demanio. Dal 2017 ad oggi sono stati applicati successivi strumenti di valutazione, dai Criteri ambientali minimi, fino agli obiettivi ESG, introdotti lo scorso anno. Quello per il recupero della Caserma Amione di Torino è stato il primo concorso sperimentale lanciato dall’Agenzia nel 2018. Il bando ha anticipato i contenuti ESG fissati dal Demanio. Sui 28mila metri quadri dell’ex area militare sorgerà la cittadella della pubblica amministrazione, mantenendo gli edifici storici ma aumentando la superficie permeabile con la creazione di un grande parco di 18mila metri quadrati con il 18% di verde profondo, attorno al quale si svilupperanno gli uffici a servizio del cittadino.
Con un concorso di progettazione bandito nel 2018 il Demanio ha iniziato il percorso di recupero dell’ex Caserma Perotti di Bologna costruita negli anni ‘40 e ora riconvertita per ospitare uffici, l’archivio dell’Agenzia delle Entrate, alloggi, in particolare per studenti, e un grande parco lineare. Uno dei temi più delicati è stato quello della gestione dell’acqua, risolta con tre serbatoi di accumulo dedicati all’irrigazione e all’uso dell’acqua non potabile all’interno dell’area. Per ridurre l’impatto dell’isola di calore urbano sono state usate piante per ombreggiare. Gli spazi sono stati progettati per poter essere riutilizzati nel tempo, anche cambiando funzione.
L’ex Caserma Pilo di Genova, è stata la prima applicazione dei protocolli di sostenibilità da parte del Demanio che intende, così, innovare tutta la filiera. Nell’edificio, dove i lavori termineranno a ottobre, troveranno spazio un commissariato di Polizia al piano terra e la Prefettura nei due piani superiori. Il 97% dell’energia sarà prodotto da pannelli fotovoltaici salvaguardando il valore storico dell’edificio: tutta l’impiantistica, infatti, è stata nascosta in una controparete senza modificare le volte e recuperando tutti gli elementi architettonici con tecniche di restauro sostenibile e un uso attento di materiali come malte e intonaci. Queste operazioni, con una gestione del cantiere organizzata su obiettivi e report settimanali, hanno permesso all’edificio di raggiungere il livello Platinum della certificazione LEED®.
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