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Stefano Corbella | Ambassador #BuildingLife
21 Settembre 2021

Le interviste di GBC Italia agli ambassador del progetto #BuildingLife

In Italia, il settore dell’edilizia e delle costruzioni va a rilento rispetto alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. Quali sono le ragioni? 

Credo che le ragioni siano riconducibili essenzialmente a due fattori: il primo di carattere conoscitivo ed il secondo sistemico. Se da un lato è abbastanza riconosciuta l’importanza del contenimento dei consumi energetici, dall’altro la conoscenza di quanto effettivamente consumano gli immobili è molto scarsa.

Paghiamo l’energia che consumiamo, ma in pochi raccolgono e analizzano quanta energia si consuma per metro quadro e quanta CO2 viene emessa da un immobile. Se questa informazione non è conosciuta, com’è possibile che il settore immobiliare possa raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione posti dall’Unione Europea? La raccolta stessa delle informazioni, per la verità, non è affatto banale, in particolare, per i gestori di portafogli immobiliari complessi sia per dimensione sia per tipologia di asset class per via della frammentazione dei dati.

Ancor più significativo è il tema del contenimento delle emissioni indotte dal processo di costruzione e di riqualificazione edilizia, privo attualmente di un quadro legislativo che imponga obiettivi di minima soglia di performance, e la scarsa disponibilità di dati certificati.

Il secondo fattore, quello sistemico, è relativo alla frammentazione della filiera. Il contributo intellettuale ed economico necessario coinvolge necessariamente una molteplicità di attori, che non necessariamente hanno interesse specifico e/o prioritario a un intervento sull’immobile.

 

La sua azienda ha sviluppato una strategia di decarbonizzazione al 2050 per il proprio asset e per il proprio business? piani per la decarbonizzazione degli edifici? Contempla anche l’intero ciclo di vita?

COIMA ha un patrimonio in gestione che conta più di 150 proprietà suddivise su 27 fondi di investimento per un valore di oltre 8 mld€. È già stato sviluppato un piano di decarbonizzazione che copre più del 60% del GAV in gestione ed entro i prossimi due anni completeremo il perimetro.

I fondi in gestione di COIMA sono caratterizzati essenzialmente da due tipologie di portafoglio: il primo a reddito ed il secondo di sviluppo. Per entrambe le tipologie sono stati valutati gli impatti ambientali derivanti sia dalle attività operative sia dalle attività di sviluppo.

 

Crede si debbano penalizzare gli edifici ad elevate emissioni? Ritiene che debbano essere fissate delle soglie massime di emissione? Secondo quali modalità?

Credo sia inevitabile che, ad un certo punto, siano penalizzate determinate scelte tecnologiche, come l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento degli edifici, e gli edifici con elevate emissioni dovute a caratteristiche edilizie poco performanti. Ritengo che questa “penalizzazione” sarà necessariamente economica, e che questa dinamica possa passare attraverso la definizione di una Carbon Tax.

L’integrazione di una Carbon Tax, e delle dinamiche di Carbon Accounting, potranno dare la possibilità di compensare le emissioni eccedenti i limiti anche “esternamente” all’edificio, dettaglio particolarmente significativo per il nostro territorio che è caratterizzato da agglomerati urbani storici dove gli interventi edilizi integrabili, in alcuni casi, potrebbero non essere sufficienti al raggiungimento dei limiti che saranno definiti.

 

Come può la sua azienda accelerare il processo di decarbonizzazione dell’ambiente costruito?

Riteniamo che il processo che porterà alla decarbonizzazione dell’ambiente costruito sia inarrestabile. Stiamo integrando le competenze del nostro gruppo e, attraverso la gestione e lo sviluppo dei nostri progetti, ingaggiamo un dialogo costante con tutti gli stakeholder coinvolti. Abbiamo la fortuna di poter lavorare a progetti importanti, coinvolgendo architetti, ingegneri ed imprese che, come noi, lavorano integrando innovazione e sostenibilità nel loro quotidiano.

Sentiamo un forte senso di responsabilità in questa attività, che oltre al raggiungimento di concreti obiettivi climatici raggiunga anche i risultati economici per i nostri investitori.

 

Rispetto al ruolo che ricopre nella filiera, quali sono le trasformazioni o le innovazioni chiave per ottenere edifici a bassa emissione di CO2?

La principale innovazione in atto, che ritengo porterà ad una significativa trasformazione del settore, non è nella tecnica delle costruzioni, ma economica e finanziaria. La Comunità Europea ha recentemente sviluppato la Tassonomia ambientale delle attività economiche (852/2020) e la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation 2088/2019), e sono state pubblicate diverse altre integrazioni che presto diventeranno operative sempre a completamento del quadro regolamentare sulla finanza sostenibile. La definizione stessa di attività economica sostenibile è di fatto una novità introdotta dalla regolamentazione europea, ed il primo passo verso la formale integrazione degli aspetti ambientali e sociali nei modelli economici delle aziende. Finalmente, queste tematiche non saranno più “accessorie” e relegate all’agenda di poche aziende lungimiranti, ma obbligheranno un profondo aggiornamento i cui benefici si vedranno già nei prossimi anni.

Chiaramente, l’aspetto tecnologico delle costruzioni rimane un tema centrale, che dovrà vedere maggior sensibilità nel recupero edilizio e, nel caso di nuove costruzioni, l’integrazione di un design “circolare” che possa garantire il riuso dei materiali e, infine il totale abbandono dei combustibili fossili.