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Dai protocolli alle strategie condivise per promuovere la sostenibilità in edilizia: una nuova alleanza? – News – GBC Italia
21 Luglio 2021

Editoriale di Giuliano Dall’O’

I protocolli per la valutazione delle performance energetiche ed ambientali degli edifici, e più recentemente dei territori, si sono rivelati strumenti eccellenti, senza dei quali con molta probabilità non si potrebbe parlare oggi di sostenibilità in edilizia con cognizione di causa.

Lo sappiamo noi di GBC Italia, promotori delle famiglie di protocolli LEED e GBC, ma lo sanno anche le altre organizzazioni e associazioni che promuovono i protocolli della famiglia BREEAM, i protocolli ITACA, i protocolli CasaClima, il protocollo ENVISION promosso da ICMQ, per non parlare del protocollo WELL, ultimo nato, promosso in Italia da Apta Vitae, tanto per citare quelli più noti.

Un protocollo è importante perché definisce delle regole, costruite nella maggior parte dei casi dal lavoro di comitati tecnico-scientifici ai quali hanno contribuito associazioni, portatori di interesse ed università, regole che vengono aggiornate in considerazione della evoluzione delle conoscenze, dell’innovazione tecnologica che si trasforma in nuovi prodotti e sistemi che il mercato offre ma anche e soprattutto tenendo conto delle emergenze. Basti pensare alla evoluzione che c’è stata sui protocolli che, partendo dal considerare l’edificio e il suo impatto sul territorio, si sono diversificati da un lato partendo dal territorio e dalla città, dall’altro ponendo al centro dell’attenzione la qualità ambientale all’interno dell’edificio stesso.

Il mercato ha le sue esigenze e in molte, troppe occasioni tutto il lavoro fatto dagli attori del processo che porta alla realizzazione di un edificio “green” di qualità energetica ed ambientale molto superiore rispetto alla media degli edifici costruiti viene svilito ponendo come unico obiettivo il raggiungimento di un rating e la consegna della “targa”.
L’esigenza di comunicare a chi deve decidere, non importa se un singolo cittadino o un investitore, la qualità energetico-ambientale in modo semplice ma efficace è sacrosanta ed è anche l’ultimo passaggio di un processo lungo e spesso complesso. Occorrerebbe tuttavia far chiarezza su cosa c’è dietro questa targa: oltre ai protocolli, strumenti che diventano vere e proprie linee guida al servizio dei progettisti, ci sono professioni competenti mossi spesso da principi etici e da tanto volontariato, ci sono scelte progettuali definite e misurate oggettivamente, ci sono dei controlli severi indipendenti e, cosa non meno importante, c’è la certezza di una garanzia per l’acquirente o per il locatario, che ciò che c’è scritto nella targa è vero.

Tutte queste cose, ovviamente, riguardano i sistemi di rating seri, consolidati, che hanno una storia. Valorizzare queste peculiarità comunicando, in modo semplice e trasparente ma rigoroso, il percorso, il processo e la garanzia che viene data a tutto questo è fondamentale e irrinunciabile. Penso che a tutti prima o poi sia pervenuta la domanda: quanto costa una targa con un determinato rating? domanda che evidenzia una totale ignoranza ma che rispecchia purtroppo una percezione distorta presente nel mercato immobiliare.

Dai protocolli, ma in particolare dalla loro applicazione e delle esperienze acquisite “sul campo” in parecchi anni si possono fornire elementi utili ai decisori politici in modo che le procedure possano diventare in un futuro delle prassi cogenti. Il progetto europeo LEVELS, al quale partecipa il network europeo dei Green Building Council, è una importante occasione per andare in questa direzione ma anche una conferma di quanto sia importante trovare una sinergia tra il nostro lavoro e le attività legislative e normative. Una occasione da non perdere, questa volta a livello nazionale, è quella dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) dai quale emerge una importante sinergia tra ciò che è contenuto nelle leggi ed i protocolli. E siamo solo all’inizio: la questione ambientale quindi, non solo energetica nel settore edilizio, ma anche nel territorio e nelle infrastrutture, deve essere una grande opportunità di sviluppo e le esperienze acquisite attraverso i protocolli devono necessariamente essere canalizzate stimolando i decisori.

Siamo di fronte ad una seconda fase nella quale chi ha delle esperienze le deve mettere a fattor comune, con l’obiettivo di promuovere e supportare le vere sfide. La domanda che dobbiamo stimolare non è quale sia il protocollo migliore, ma quale sia il contributo concreto che un protocollo può dare su temi portanti come la decarbonizzazione nel settore delle costruzioni e nel territorio o l’economia circolare. Una ulteriore riflessione comune può riguardare la necessità di far comprendere al mercato, ossia a chi investe, il maggior valore effettivo di un edificio “green” certificato, passaggio fondamentale per allargare la base degli edifici di qualità che non possono rimanere icone di una nuova visione ma devono diventare necessariamente la prassi per tutti i nuovi edifici e, quando possibile, anche per gli edifici da riqualificare.

Il convegno che abbiamo promosso il prossimo 14 dicembre al Politecnico di Milano, convegno che metterà a confronto per la prima volta alcuni dei principali attori della certificazione energetica-ambientale, ha in fondo questo scopo: aprire un tavolo di confronto affinché, pur nel sacrosanto rispetto delle origini delle diverse esperienze, che personalmente considero delle ricchezze, si possano promuovere azioni comuni sui temi portanti e strategici di una rivoluzione che è solo all’inizio, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, ma che sta accelerando in modo notevole. Una nuova alleanza tra chi ha investito molto e può dire molto.