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Torino prevede il permesso di costruire in deroga se applicati i protocolli ambientali
3 Luglio 2024

Intervista a Paolo Mazzoleni, Assessore all’Urbanistica della città

di Carlotta Rocci

 

Non soltanto il quartier generale Lavazza e il grattacielo di Intesa Sanpaolo. A Torino crescono gli edifici certificati con i protocolli di sostenibilità. In Piemonte ce ne sono circa settanta, una cinquantina sono in via di certificazione. “Torino è ben avviata in questo processo, commenta Massimiliano Fadin, alla guida del Chapter Piemonte di GBC Italia, che ha lodato anche la recente approvazione di una delibera proposta dall’Assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni che vincola il permesso a costruire in deroga, all’applicazione dei protocolli per la sostenibilità. “Una pratica da diffondere e da inserire, in prospettiva, nel nuovo piano regolatore”, dice Fadin.

 

Assessore Mazzoleni, cosa l’ha spinta a proporre questa delibera?

“Il permesso in deroga alle norme urbanistiche è uno degli strumenti a disposizione degli operatori per attuare porzioni di rigenerazione urbana della città. A Torino è più utilizzato che in altre città, data anche l’età avanzata del Piano Regolatore Generale. Era necessario aggiornare alcuni dei criteri con cui l’Amministrazione, con il Consiglio Comunale, valutano l’opportunità di ricorrere ad una deroga al Piano. La delibera fornisce criteri chiari di valutazione, riducendo gli spazi di ambivalenza delle leggi nazionali. Le linee guida che la delibera propone sono funzionali ad estendere l’accezione dell’interesse pubblico – che è il presupposto principale della deroga – al carattere di qualità degli edifici e della trasformazione al contorno, oltre a quelli già intrinsechi della rigenerazione prevista dalla legge.”

 

Sono i metodi chiave anche di un futuro nuovo Piano regolatore. Quando la Città potrebbe approvarlo?

“È molto complesso fare una previsione precisa. Stiamo proseguendo con un’attività molto estesa di ascolto del territorio e, parallelamente, con la stesura delle strategie alla base del progetto preliminare. Contiamo di portare a conclusione la maggior parte del processo entro il mandato. Nel frattempo, ogni delibera sarà l’occasione per anticipare criteri e metodi alla base del nuovo piano. Nella delibera degli usi temporanei abbiamo iniziato a delineare i principi di flessibilità e adattabilità degli spazi urbani, con la regolamentazione degli interventi in deroga stiamo già implementando criteri di qualità che andranno a costituire il cuore del nuovo piano regolatore. In questo modo, pur operando all’interno di un quadro normativo datato, stiamo gradualmente modellando la città verso un futuro più coerente e funzionale alle esigenze contemporanee.

 

Quali sono i criteri fissati dalla delibera per usare questo strumento?

Sono quattro. Il primo riguarda la qualità del progetto, fornendo alla Commissione Edilizia o dalla Commissione Locale Paesaggio elementi concreti di valutazione, in particolare sul rapporto della proposta progettuale con il tessuto urbano circostante e sulla relazione con lo spazio pubblico e la qualità del progetto degli spazi aperti.

Il secondo mette dei limiti ai parcheggi alle nuove strutture di vendita commerciale, che dovranno essere realizzati prevalentemente nel sottosuolo dell’area di pertinenza o all’interno dell’involucro dell’edificio.

Il terzo criterio prevede che, laddove la modifica dell’impianto planimetrico preesistente comporti un impatto sul suolo, si debbano adottare misure compensative dal punto di vista ambientale.

Il quarto criterio punta invece a premiare il livello di sostenibilità energetica ed ambientale, che dovrà essere superiore a quello minimo previsto dalla normativa vigente, anche con riferimento ai più noti sistemi di certificazione in uso.

 

Come si garantisce il controllo sui progetti?

Essendo una deroga agli strumenti urbanistici, è frequente per i professionisti lavorare a stretto contatto con gli uffici dell’edilizia privata, che si sono dotati di una Unità Operativa dedicata ai permessi in deroga e convenzionati. Inoltre, l’assessorato ha una relazione molto fitta con la commissione consiliare competente: questo dialogo costante assicura che ogni progetto venga valutato con attenzione, mantenendo un elevato standard di trasparenza e responsabilità.

 

Quante richieste sono già pervenute alla Città? 

Ad oggi abbiamo una quindicina di progetti in istruttoria, sui quali abbiamo già iniziato un confronto sulle linee guida della delibera e su cui possiamo già cogliere i primi effetti in termini di qualità.”

 

In che modo questo strumento favorisce il recupero dell’esistente?

“In termini generali, il permesso in deroga nasce per qualificare di pubblico interesse la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente e la riqualificazione di aree urbane degradate. Nello specifico, consente quindi di agevolare la rigenerazione del tessuto urbano esistente anche dove gli strumenti urbanistici vigenti non lo consentono. In questo modo, si incentivano interventi di recupero e ammodernamento che altrimenti sarebbero più difficili da realizzare.”

 

In passato Torino ha usato, insieme alla pianificazione urbanistica, protocolli come ITACA, con quali risultati?

L’uso del protocollo ITACA ha permesso di introdurre criteri di sostenibilità nelle valutazioni urbanistiche, favorendo una maggiore attenzione all’efficienza energetica e all’impatto ambientale degli edifici. I risultati sono stati positivi, con una sensibilizzazione crescente verso pratiche edilizie più sostenibili e una migliore qualità complessiva dei progetti realizzati.  La nostra delibera vuole ampliare il ventaglio degli strumenti utilizzabili in materia di certificazione energetica, includendo anche i Criteri Ambientali Minimi (CAM) e protocolli energetici più comuni come LEED®, BREEAM® e altri. Questo approccio più ampio consente una maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze specifiche di ogni progetto, promuovendo standard elevati di sostenibilità e qualità.”

 

Quali opportunità aprirebbe usare i protocolli GBC?

“Usare i protocolli GBC® aprirebbe ulteriori opportunità in termini di riconoscimento internazionale e di adozione di best practice globali nel campo della sostenibilità edilizia. Questi protocolli sono peraltro ampiamente riconosciuti e offrono un quadro di grande interesse per valutare e migliorare le prestazioni ambientali degli edifici. Adottarli potrebbe attirare investitori e operatori internazionali, innescando un effetto rigenerativo più ampio, sia in termini dimensionali che di qualità del risultato.”